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Una "Dama" bella ametà ringrazia la Kabaivanska

 

 

 La Dama di Picche - di Ciaikowskij, direttore Jerzy Semkov, regia di Francesca Zambello, al Teatro San Carlo di Napoli, 2005

PER una volta, si è sentita la mancanza di una di quelle regie pretenziose che rileggono, sfi¬gurano e stravolgono il testo: perché a questa Dama di Picche di Ciajkovskij, andata in scena al San Carlo, non si può rimproverare nulla, ma neanche far credito di un'invenzione, unostupo-re, un lampo. L'italoamericana Francesca Zam-bello sceglie, con lo scenografo Peter Davison, strutture trasparenti come ghiaccio, sulle quali imcombe da destra un'obliqua parete di palchi teatrali di chiara derivazione ronconiana: tutto accade lì, con alcu¬ni elementi mobili a definire gli spazi. E se alcuni ambienti sono rappresentati con compiaciuto realismo (la sala da ballo, la camera da letto di Liza), altri alludono al gelo di morte che pervade la vicenda, come gli arredi cristallini
della stanza della Contessa, in cui penetra una montagna di neve, con tanto di alberello spoglio e ingresso privato per l'Aldilà: col risultato di non caratterizzare emotivamente in maniera chiara che lettura si dia dell'opera. E che l'incontro fata¬le tra Hermann e là Contessa abbia esplicite con¬notazioni sessuali appare come un cammeo di originalità un po'smarrito nelcontesto generale.
Sul piano musicale, luci e ombre. Luminosis¬simi, senz'altro, la Liza di Olga Guryakova, dal canto pieno e morbido, e il principe Eleckij di Al¬bert Schagidullin, nobile e accorato. Robert Bru-baker è un Hermann che lascia perplessi La ten-denzaaspingere conia vocelo porta troppospes-so sul ciglio della catastrofe vocale, e lo si ascolta con ansia costante. Né lo aiuta una recitazione isterica, che trasforma la folle angoscia del suo personaggio in un continuo capriccioso sgam¬bettare: per placarlo, più che il segreto delle tre carte vincenti verrebbe da dargli delle caramelle. Serata sfortunata anche per Maxim Mikhailov, il conte Tomskij, cui la voce cede malamente nel primo quadro del primo atto, e il recupero appa¬re farraginoso.
Nei ruoli minori, da segnalare almeno la buo¬na prova di Elena Okolisheva nel ruolo di Polina. - Di Raina Kabaivanska, terribilissima contessa, non c'èdascoprire oggile straordinarie doti di at¬trice: e la classe con cui dipana i suoi pochi, es¬senziali momenti di canto, è una lezione anche per i soprani di mezzo secolo più giovani. Jerzy Semkow ha guidato con cura urrorchestra in gran forma. Bravi anche il coro diretto da Carme-lo Columbro e le vocibianche di Stefania Rinaldi. Alla fine, comunque, un grande successo di pub¬blico.
(sandro compagnone)